Tema del film? Un tumore al cervello di un bambino piccolo. Un vero dramma direi, o no? Eppure il film è divertente, incredibilmente propositivo, non scade mai nel drammatico, non è pesante nè patetico. La brava Valérie Donzelli regista e attrice racconta semplicemente quello che è accaduto a lei stessa che nel film si cambia il nome in Juliette, al suo compagno Jeremie Elkaim che nel film è Romeo e a Gabriel Elkaim loro figlio che nel film è Adam ....è guarito, ce l'ha fatta ed è vivo. Un film che parla di lotta e di reazione di una vitalissima e innamorata giovane coppia che malgrado ciò che le accade vuole vivere come tutte le altre la propria giovinezza e soprattutto non vuole essere compatita. Presentato al Torino Film Festival 2011 e distribuito in Italia dalla Sacher di Moretti è girato con taglio realistico ed è un film contagioso e assolutamente da vedere.
"Ho paura che nostro figlio nasca cieco, muto, sordo, nano, di colore, omosessuale e che voti Fronte Nazionale!"
Bravo Vicari! Ci voleva questo "bel" film documento agghiacciante che lascia a bocca aperta e a stomaco chiuso raccontando tramite brevi ritratti di diverse personalità realmente presenti, cosa successe la notte del 20 luglio 2001 all'interno della scuola Diaz di Genova durante il G8, dove molte persone si trovavano per passare la notte e che furono letteralmente massacrate da un numero enorme di poliziotti inferociti, notte dunque che si rivelò un incubo e una delle pagine più nere della storia del nostro Paese.
Non riesco a capire come si possa odiare così tanto qualcuno che non conosci e che non ti ha fatto niente direttamente, non capisco da dove viene tutto questo odio e come si possa picchiare così, alla cieca e con tanta foga, gente inerme, facce, schiene, gambe, braccia, sacchi a pelo e zaini, insomma quello che c'è c'è...da dove viene tutto questo odio?
Dopo il super cult "La notte dei morti viventi" , ecco "Zombie", questo il fortunato titolo italiano, l'originale è "Dawn of the dead" (l'alba dei morti viventi), secondo film della saga di Romero sui morti che si rialzano e hanno una tremenda fame di carne umana. George A. Romero, regista horror a sfondo sociale per eccellenza, ha sempre avuto idee innovative, si nota per esempio che il film inizia nel bel mezzo dei fatti a epidemia zombistica già diffusa totalmente assente di prologo esplicativo, l'unica cosa chiara e basilare è che bisogna fuggire, così i quattro protagonisti, un pilota, la sua fidanzata e due poliziotti a bordo di un elicottero si rifugiano in un centro commerciale, simbolo dell'opulenza occidentale, infestato di putrescenti esseri, è qui si svolgerà tutto il racconto. Che dire, "Zombie" è un intramontabile horror nel quale Romero, continua la sua personale critica sociale e metaforica polemica, al consumismo capitalist,a che caratterizzerà gran parte della sua carriera, in effetti a ben guardare, l'umanità dei nostri giorni, non è poi così dissimile dagli zombi del film che si aggirano per i centri commerciali completamente assenti di pensiero e volontà.
Di seguito aggiungo il link al film completo in lingua originale Dawn of the dead
e qui sotto, una scena del film, esempio di romeriana critica alla logica americana delle armi facili, notate infatti quante se ne potevano trovare all'interno di questo centro commerciale negli anni '70.
Gian Alfonso Pacinotti in realtà è Gianni Pacinotti ovvero Gipi, per il chi non lo conoscesse, Gipi è un fumettista o graphic novel se preferite, di talento che con "L'ultimo terrestre" diventa regista e adatta il romanzo a fumetti di Giacomo Monti, "Nessuno mi farà del male".
La storia: Luca Bertacci (Gabriele Spinelli) è un uomo molto solo e molto problematico, soprattutto nelle relazioni con gli altri, in particolar modo con le donne, un uomo mediocre che sembra non avere speranze di migliorare la sua grigia esistenza ma l'arrivo degli alieni sul pianeta terra, evento che sembrerebbe incredibile e che invece non sconvolge neanche un po la disillusa umanità del nostro tempo, gli porterà una verità e dunque una speranza.
Sembra non esserci mai fine allo schifo in cui sta precipitando il genere umano, l'assuefazione al brutto, il cinismo dilagante, la mancanza di comprensione verso gli altri. Gli alieni di questo film, buffe figure da immaginario collettivo sono esseri buoni e superiori che mettono in luce le meschinità umane. Gli alieni in realtà, siamo ormai proprio noi umani e lo siamo purtroppo gli uni con gli altri. Il film è un po freddo e non mi ha coinvolto più di tanto l'ho trovato però molto curioso e originale, sicuramente è qualcosa di diverso nel cinema italiano.
I francesi, si sà, hanno una marcia in più quando si tratta di film sui bambini e ne ho già parlato in altre occasioni, (Tutti per uno), mi sembra che anche sull'adolescenza sappiano il fatto loro, lo dimostra questa commedia dove il non proprio brillante e con la testa sempre fra le nuvole 14enne Hervè (Vincent Lacoste) si barcamena, nient'affatto convinto, fra la prima cottarella scolastica, gli amici ossessionati dal sesso e una madre invadente. Non c'è una gran sceneggiatura nel "Il primo bacio" è più che altro un insieme di sketch in alcuni casi anche molto divertenti che descrivono bene come ci si sente durante quello stranissimo momento della vita in cui da poco non si è più bambini e l'età adulta, perlomeno per quasi tutti i maschi, è ancora molto lontana. Una menzione speciale la merita il migliore amico del protagonista, Camel (Anthony Sonigo). Buon divertimento.
Di seguito il film completo in francese (Le Beux Gosses) i sottotitoli in italiano purtroppo non li ho trovati.
E' una storia d'amore, con tutti i limiti che può avere un film che parla di un amore quindi bisogna andarci con i piedi di piombo. Un film di ambientazione invernale che trasmette calore, strano eh, eppure è questa la sensazione che ho avuto io una domenica sera quando, un po pensieroso e nient'affatto convinto ho cominciato a vedere "Dieci Inverni" ritrovandomi coinvolto. Valerio Mieli che ha scritto anche l'omonimo romanzo è al suo maturo esordio cinematografico e l'ha definito "un film anti colpo di fulmine". Ci racconta infatti in dieci frammenti, uno per ogni anno, la già di per sè difficile costruzione di un amore, nello specifico, durante il passaggio dall'età post-adolescenziale alla maturità di un uomo e di una donna. Finalmente una storia d'amore che prova ad essere realistica dove il "sentimento" ci mette dieci anni a riconoscersi come tale. Silvestro (Michele Riondino) e Camilla (Isabella Ragonese) si conoscono e si piacciono subito ma per un motivo o per un altro non sono pronti per stare davvero insieme, nel frattempo il tempo scorre e ognuno porta avanti la propria esistenza, altri amori, esigenze personali, priorità di vario tipo. Non succede molto in questo film che è stato "accusato" di essere furbetto, citazionistico e finto profondo, beh a me è stato proprio questo non succedere un granchè ad avermi emozionato, i dialoghi mi sono piaciuti particolarmente, non cercando di essere eccezionali, nè forzatamente divertenti o altro riescono, grazie agli attori credibili a trasmettere con naturalezza la normalità della vita che scorre esternamene lenta e tranquilla mentre all'interno di ognuno di noi si muove spesso tumultuosa come un fiume in piena.
Un cameo di Vinicio Capossela che interpreta al pianoforte e voce "Parla piano" impreziosisce una scena del film.
In Italia non si perde un colpo pur di fare polemica e questo piccolo e a mio avviso abbastanza interessante documentario ne fu al centro per breve tempo, qualche anno fa per il fatto che la produzione attinse ai finanziamenti statali alla cultura, cosa che a qualche esponente politico non andò giù, (che se ne andasse pure a morì ammazzato, visto quanti se ne fregano loro) comunque il film l'hanno visto in pochissimi e basta guardarlo per capire che i soldi spesi devono essere stati davvero pochini.
Reggio Emilia, 1969. Un gruppo di ragazzi abbandona la locale
Federazione giovanile comunista, per dar vita, insieme ad altri coetanei
di provenienza anarchica, socialista, cattolica, all’Appartamento, una
comune sessantottina che insegue il sogno rivoluzionario e che vede nel
partito comunista al governo della città, il tradimento degli ideali
partigiani e antifascisti appartenuti ai loro padri e nonni durante e
dopo la seconda guerra mondiale. Dall’esperienza dell’Appartamento, di lì a due anni, usciranno alcuni
tra i più duri brigatisti rossi degli “anni di piombo”: Alberto
Franceschini, Tonino Loris Paroli, Roberto Ognibene, Prospero Gallinari,
Renato Azzolini. Reggio Emilia, autunno 2007. Alcuni dei “ragazzi del 1969” si ritrovano
dopo quasi 40 anni nello stesso luogo, un ristorante sulle colline, dove
il gruppo dell’Appartamento compì il salto tragico e fatale nella lotta
armata. Seduti intorno a un tavolo, con rievocazioni a tratti
drammatiche, Franceschini, Paroli e Ognibene (tre ex brigatisti tornati
alla vita normale dopo una lunga detenzione nelle prigioni di mezza
Italia) insieme a Paolo Rozzi e Annibale Viappiani (che non aderirono
alle Brigate rosse, e oggi sono impegnati il primo nel Partito
Democratico, il secondo nel sindacato ) ripercorrono una sorta di
viaggio a ritroso, alla ricerca delle motivazioni più profonde delle
rispettive scelte. A integrare le ricostruzioni dei cinque protagonisti,
due testimoni davvero sorprendenti, che in vario modo e a vario titolo
parteciparono alla esperienza dell’Appartamento: Corrado Corghi, ex
dirigente della Democrazia Cristiana ed esponente del cattolicesimo del
dissenso, e Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli
comunisti trucidati dai nazifascisti nel ’43.