"E l'aura fai son vir" che in occitano vuol dire appunto il vento fa il suo giro un detto popolare che sta a significare che tutto prima o poi ritorna. Ottimo esordio cinematografico per Giorgio Diritti che alcuni anni dopo farà ancora centro con il magnifico "L'uomo che verrà". La storia si può ridurre facilmente a un ex professore francese con moglie e tre figli che reinventatosi pastore si trasferisce in Italia, in Piemonte nel paesino di Chersogno con relative difficoltà di reciproca integrazione accettazione dovute all'incontro scontro tra culture vecchie e nuove o semplicemente da diversi modi di intendere la vita ma è solo vedendolo che si può apprezzare la grandezza di questo film sia dal punto di vista tecnico registico che da quello antropologico un film fatto di tanti piccoli particolari a cominciare dall'uso di tre diverse lingue, italiano francese e occitano e una fotografia bellissima. Quello che accade in questo film succede con tante piccole varianti da sempre in ogni parte del mondo ed è incredibile che ancora oggi l'essere umano non sia riuscito per svariati motivi ad accettare "l'altro" se non è conforme a se stesso. Le persone spesso non si accorgono e non è facile farlo che un certo modo di preservare le proprie origini e le proprie tradizioni contribuisce di fatto a farle estinguere.
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